Quaresima, il messaggio del Vescovo ai fedeli della Diocesi
“Viviamo questi giorni in ritiro, dietro le quinte, con la meditazione e il digiuno dalle cose inutili”
«Sorelle e fratelli, entriamo nel sacro recinto quaresimale per inoltrarci verso la terra promessa, terra pasquale della libertà e del dono. I quaranta giorni della Quaresima sono un tempo propizio, quasi un prolungato corso di esercizi spirituali, per rifare il look alla nostra anima.
Viviamo questi giorni accogliendo una preziosa indicazione che ci viene dal Maestro: “entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo” (Mt 6,6). Viviamo sempre fuori, esposti, estroflessi, sul palcoscenico, in piazza e la Quaresima ci invita all’interiorità, a rientrare nella casa dell’anima, a mettere giù le maschere per specchiarsi nella Parola. È tempo di entrare nella camera, nella stanza interiore, chiudere la porta e pregare il Padre. Questo gesto non per nasconderci, non per allontanarci, non per disimpegnarci, ma soltanto per pregare e rigenerarci nello spirito: “e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6).
“Ogni disgrazia – ha scritto Pascal – viene agli uomini da una cosa sola: il non saper restare soli in quiete in una camera” (Pascal, Pensieri 139).
Ecco la Quaresima: tempo per ritirarci dalla scena; tempo da vivere dietro le quinte; tempo del deserto per vincere le tentazioni, le illusioni, le delusioni. Ognuno riscopra in questo tempo la stanza interiore, la preghiera del cuore, la meditazione, il digiuno dalle cose inutili, la carità verso se stessi e verso gli altri. In ogni stagione della vita c’è bisogno di un po’ di ritiro per fare ordine. La carità verso se stessi, come cura della propria vita spirituale, è condizione necessaria per la carità e la cura verso la vita del prossimo: “Quante cose si finisce di sapere se si resta un po’ da soli” (Antonioni).
Nei quaranta giorni, da soli con il Solo, alimentati dalla Parola, dalla Liturgia e dalla Carità, possiamo rivedere la nostra vita. Vi riscopriremo qualche coriandolo, segno di fragilità e di frivolezza; e un po’ di cenere, segno di serietà e di penitenza e, nella revisione di vita, sapremo apprezzare e l’uno e l’altro aspetto per vivere la vita santa del Vangelo e uscire, con uno stile sobrio, dal sacro recinto quaresimale verso chi attende il fuoco della Pasqua. Non siamo soli; Cristo, modello supremo dei penitenti, fa la strada con noi, anzi si fa via per donarci la verità e la vita».
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Pubblicato il 18 Febbraio 2012 da La Redazione
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