Angri, protestano i lavoratori degli impianti di sollevamento delle acque

Tensione anche a Nola e Boscotrecase. Gli operai, da mesi senza stipendio, sono preoccupati per il lavoro e chiedono risposte alla Regione

operai acquedotto angri

“Siamo degli abusivi. Ci hanno detto che siamo degli abusivi.  Vergogna ci tolgono il lavoro e ci chiamano pure abusivi”.  Sono esasperati i lavoratori del ciclo integrato delle acque che da mesi sono senza stipendio. La protesta partita da Angri si è estesa a macchia d’olio anche agli impianti  di Nola e Boscotrecase.  Incrociano le braccia.  

A fine maggio anche un’altra ditta privata, la Gemis, che opera sugli impianti idrici per conto  della regione Campania, ha annunciato che lascerà il lavoro rimanendo  a piedi gli operai.  E così dopo che lavorano da mesi senza stipendio    si ritroveranno tutti disoccupati e in più con la triste onta di essere stati definiti abusivi dal coordinamento della struttura di missione, programmazione e gestione delle risorse idriche della Regione Campania. “Ma come ci si può sentire ad essere definiti così. Sono disumani”,  sono mortificati nella dignità  i lavoratori.  Disattesa la legislazione in materia, le delibere e gli impegni assunti finora.  Nessuno ha provveduto finora ad applicare  la legge regionale  16/2014  che prevede il trasferimento delle opere regionali e dei lavoratori addetti ai gestori già esistenti nei rispettivi Ato.  

“La questione è stata presa con indifferenza dal governatore  Stefano Caldoro, dall’assessore all’Ambiente Giovanni Romano e dal coordinatore della struttura di Missione, Programmazione e gestione delle risorse idriche Angelo Pepe”. E’ questo quanto denunciano i lavoratori e il sindacato Femca Cgil con Giovanni Ferraiolo.  Al sindacalista sceso in piazza  con i manifestanti  proprio  non è andata giù  quella parola abusiva pronunciata con una leggerezza impietosa.   “Ci condannano a morire. Abusivi noi? E loro cosa sono? Persone che non se ne fregano di chi vive in situazioni di disperazione causate da loro stessi? Vogliono il morto”. Non ci stanno i lavoratori che sono passati alla linea dura e che già stanno lavorando da mesi gratis garantendo il funzionamento delle varie centrali delle acque.  Pare che l’intento sia di  salvaguardare i livelli occupazionali dei lavoratori Gori  facendo licenziare  gli operai delle terziarizzate   che da circa 30 anni garantiscono il funzionamento degli impianti con una competenza e professionalità tale  che nessun altro può aver maturato come loro in questi anni. Si tratta di lavoratori che hanno un’età media di quarant’anni con figli a carico che una volta fuori dal ciclo produttivo si ritroveranno senza lavoro. 

 

Parole Chiave: acque, gemis, news, gori, acquedotti

Pubblicato il 06 Maggio 2015 da La Redazione


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